L’intervista all’ennese Marco Grimaldi imprenditore nel campo dei grandi eventi musicali e non solo e quindi esperto conoscitore di questo mondo tanto ancora sconosciuto e sottovalutato quanto importante nella produzione di reddito ed occupazione. Con Marco Grimaldi abbiamo fatto una disamina sull’attuale situazione del comparto e sulle prospettive future. Lo spettacolo in senso lato della parola rischia di non esistere più. In particolare i grandi eventi teatrali e musicali. Dal prossimo 3 maggio dovrebbe iniziare la Fase Due. Ma per questo settore le preoccupazioni rimangono tutte.
Intanto cosa è successo in questo mese di fermo per il settore dei grandi eventi?
In una situazione di pandemia i primi e più drastici tagli sono stati effettuati proprio nel settore degli spettacoli. Il 2020 si stava delineando come un anno particolarmente prolifico, dopo anni altalenanti nel nostro settore si prevedeva una grande ripresa e tutti avevamo pianificato una estate piena di iniziative molto interessanti. Il Covid-19 ci ha bruscamente tagliato le ali e ci ha catapultati in una tra le maggiori crisi di sempre. Abbiamo dovuto annullare tutti gli spettacoli, personalmente tra il mese di marzo e di aprile ho subito l’annullamento di 10 spettacoli ed in prospettiva non ho nessun evento confermato e/o confermabile. Intanto nessuno ha previsto indennizzi e misure a sostegno del nostro settore ed in atto centinaia di migliaia di addetti sono completamente fermi ed in grande difficoltà economica. Pensando al mondo degli spettacoli si pensa sempre ai grandi artisti, spesso milionari, e non si pensa alle migliaia di artisti, tecnici ed operatori che con questo lavoro ci “campano” riuscendo a ricavare, mese dopo mese, uno stipendio spesso utile solo alla sopravvivenza. A queste figure si dovrà quindi dare un sostegno perché lo stop potrebbe durare anche un anno.
Un settore come quello dei grandi eventi che muove da un punto di vista economico cifre importanti e che da lavoro diretto e con l’indotto a centinaia di miglia di persone in tutta Italia. Oggi questo settore si trova praticamente in ginocchio. Come sostenerlo.
Dobbiamo registrare innanzitutto una generale disattenzione verso questo settore, mentre negli USA il settore dello spettacolo e degli eventi viene giustamente catalogato come “industria” in Italia da sempre noi operatori siamo “quelli del divertimento” quindi una categoria quasi marginale. Il mondo dello spettacolo nel nostro Paese è composto complessivamente da più di 300.000 persone. Si stima che solo nella prossima estate il danno economico diretto nel settore della musica dal vivo sarà di almeno 700 milioni di Euro, la metà dei quali determinati dalla mancata effettuazione dei grossi eventi, e provocherà un ulteriore danno indotto sul territorio di circa 1.200 milioni di Euro. Sono cifre da capogiro che dovrebbero fare riflettere: il turismo per esempio ha molto giovato dei Festival, dei Grandi Eventi ma anche dei tanti spettacoli che hanno allietato le estati di migliaia di città in tutta Italia.
Giusto per intenderci, guardando alla nostra realtà, basta rendersi conto del danno economico che tutti gli operatori ennesi hanno avuto a causa dell’annullamento della Settimana Santa e di cosa succederà a Taormina piuttosto che Siracusa se davvero salteranno le programmazioni degli spettacoli nei rispettivi Teatri Antichi. Tornando ad Enna, se fossero soppresse le festività religiose che normalmente si sono tenute in occasione della Festa della Madonna, con annessi gli eventi di intrattenimento che hanno animato le nostre estati, il tessuto economico della nostra città subirebbe un altro durissimo colpo. Se non si tornerà presto alla normalità sarà quindi necessario attivare immediatamente delle misure di sostegno per gli operatori dello spettacolo per dare la possibilità a migliaia di addetti di sopravvivere fino al momento della ripresa delle attività. Se non si agirà subito chuideranno i battenti migliaia di piccole aziende e sarà azzerato un intero comparto.
Sicuramente nei mesi estivi si concentra la maggior parte degli eventi musicali dove si ritrovano insieme decine e decine di migliaia di persone anche se la stagione invernale dei concerti indoor non è da meno. Come poter fare conciliare le due cose, il piacere dell’evento con la sicurezza dell’evento da un punto di vista della distanza sociale?
Il vero problema in questo momento è che in Italia c’è un pullulare di “esperti”, tutti titolati, che dicono cose spesso diverse ed in contraddizione tra loro. Io osservo paesi quali la Cina, fortemente colpita e regolarmente ripartita dopo 3 mesi, la Corea ed il Giappone che non si sono mai fermati scegliendo di attuare protocolli di controllo del virus basati sul principio della prevenzione della diffusione e della quarantena soltanto per i soggetti pericolosi, o la Germania, la Francia, la Spagna e tanti altri Paesi che il prossimo mese intendono ripartire perché sostengono che il Covid-19 ha un tasso di mortalità decisamente basso rispetto alla normale mortalità determinata da tutte le altre malattie mentre la crisi economica rischia di provocare la morte di milioni di persone che altrimenti potrebbero essere salvate dalla ripresa delle attività. Presto scopriremo chi aveva ragione!
Sicuramente non sarà un settore che sarà autorizzato a ripartire tra i primi a partire dal 3 maggio. Come vedi il futuro del settore in generale ed in particolare in Sicilia e nei nostri territori.
Direi di aspettare quantomeno fino alla fine del mese di maggio per comprendere come si svilupperà l’epidemia, io sono tiepidamente ottimista e ritengo che da giugno in poi i cordoni inizieranno ad allentarsi. A favore del mio ottimismo c’è la constatazione che la maggior parte degli esperti fino ad oggi hanno sbagliato tutte le previsioni, spero quindi che continuino a sbagliare in modo tale che presto si possa tornare alla normalità. In Sicilia per altro, anche nel momento del picco dell’epidemia, sul fronte dei contagi abbiamo registrato e continuiamo a registrare dati decisamente risibili. Per intenderci: in tutta la Sicilia fino a ieri si sono registrati complessivamente meno di un quarto dei casi di contagio della sola Provincia di Brescia ed un decimo dei morti rispetto alla stessa piccola provincia. L’epidemia presto inizierà ad attenuarsi e di conseguenza in Sicilia potremmo arrivare molto vicini al contagio zero, se così fosse ritengo che sia il caso di fare ripartire tutti i settori che generano lo sviluppo economico della nostra terra. Prima dell’inizio della epidemia sul fronte dell’Economia eravamo già in affanno, se dovessimo perdere tutte le opportunità che normalmente il turismo nella stagione estiva riserva alla nostra isola e se non riuscissimo a sfruttare questa grande risorsa che ci è stata data dalla quasi assenza del virus nel nostro territorio, probabilmente ci ritroveremo a fare i conti con altre centinaia di migliaia di disoccupati. Personalmente non credo che ce lo possiamo permettere.